Corsa e Combattimento: Un'Analisi Critica dell'Allenamento Tradizionale
È credenza comune nell’ambito degli sport da combattimento a livello giovanile e dilettantistico ritenere la corsa un elemento fortemente necessario e indispensabile al fine di ottenere miglioramenti circa la capacità aerobica funzionale alla prestazione sportiva.
Tale credenza, come da mia esperienza personale in qualità di allenatore e prima ancora di atleta stesso dei suddetti sport, è ampiamente diffusa probabilmente dettata dall’assioma “più corro, più fiato ne guadagno”.
In realtà il discorso è leggermente più complesso, non si vuole affermare che la corsa in sé sia inutile né che questa non apporti vantaggi e miglioramenti agli aspetti centrali e periferici del sistema aerobico; la vera domanda che ogni atleta e allenatore si dovrebbe porre è invece: “Quando mi serve implementare nel mio allenamento delle corse a varie intensità?”
Qui si apre l’ambito tanto affascinante quanto sconfinato della Periodizzazione dell’allenamento sportivo.
Basti pensare, ad esempio, a Eliud Kipchoge, detentore del record mondiale della maratona. Egli, considerato l’assioma incriminato, dovrebbe essere in grado di sostenere i canonici 12 round da 3 minuti comunemente utilizzati da tutti i pugili professionisti, capacità che ovviamente non possiede.
Dunque, venendo a cadere la veridicità di questa credenza non resta che cercare di rispondere alla domanda posta pocanzi.
Innanzitutto bisogna operare una distinzione fra quello che nella periodizzazione dell’allenamento viene chiamato periodo di preparazione generale e periodo di preparazione specifica.
Nella fase di preparazione generale, per evitare di dilungarci eccessivamente nel discorso, con la quale ha inizio qualsiasi programma sportivo, come suggerisce il nome stesso, vengono utilizzati tutta una serie di mezzi allenanti generali per il miglioramento delle capacità condizionali (Forza, Resistenza, Velocità).
In questa fase, dunque, qualsiasi sia lo sport in questione, ha senso introdurre mezzi come la corsa, la bicicletta, il nuoto etc., etc., poiché lo scopo della fase stessa è solo quello di riportare ad un livello di fitness accettabile l’atleta per poi passare alla fase successiva.
Arriviamo quindi alla fase di preparazione specifica. In questa fase è FONDAMENTALE che ci si attenga alla specificità del gesto motorio della disciplina praticata, in quanto il corpo umano migliora in modo mirato in base agli stimoli a cui lo sottoponiamo.
Perciò se in questa fase si continua ad allenare un fighter, il quale ha come obiettivo quello di performare round da 3 o 5 minuti (nel caso si parli di boxe, thai boxe o mma), con corse di 1 ora, alla fine di tutto il programma d’allenamento questo sarà sì in grado di correre 60 minuti con un passo sostenuto, ma non sarà in grado di reggere i brevi ma intensi gesti motori che caratterizzano gli sport da combattimento.
In conclusione, si evince meglio il perché Kipchoge, nonostante la sua smisurata capacità aerobica, non possa essere in grado di sostenere un match a livello professionistico e di conseguenza possa questo breve articolo chiarificare, per quanto possibile, la reale funzione che le corse come mezzo allenante assumono all’interno di tutto il programma di allenamento.
Condividi